Avvenne tutto in un attimo.
Alzai la testa per guardarmi intorno e vidi due occhi riflessi sulla vetrata d’ingresso del locale, che mi lasciarono senza parole.
Notai immediatamente delle piccole grinzette della pelle tutt’intorno a quegli occhi, che ne rendevano lo sguardo misterioso e affascinante.
Più provavo a fissare quegli occhi, più mi accorgevo di non riuscire a tenere i miei dentro ai suoi.
C’era qualcosa di magico, qualcosa che non so spiegarmi nemmeno oggi, qualcosa che neanche la mente più razionale può capire.
Mi fissava. Ogni volta che rialzavo lo sguardo, era lì e mi fissava e credo non abbia smesso di farlo neanche per un attimo. Nei suoi occhi c’era fierezza, calma, pazienza, il buio della notte e lo splendore della luna quando è piena.
Quello sguardo mi intimoriva e mi attirava allo stesso tempo, come in un gioco perverso, quando senti che sarebbe meglio andare, ma resti, perché qualcosa di inspiegabile ti tiene lì incollato e vuoi vedere come va a finire.
Il tempo era sospeso. Non esisteva un prima e un dopo, c’eravamo solo noi e nient’altro. C’erano quegli occhi che mi fissavano, che mi penetravano lasciandomi senza nulla addosso, e c’era silenzio, come se tutte le creature dell’Universo si fossero improvvisamente fermate per guardare quella scena.
D’improvviso il sole venne oscurato da una nuvola e quell’immagine riflessa svanì. Restai per qualche secondo senza respirare. Avvertii una fitta al cuore. Era come se qualcuno mi avesse tolto una parte di me, come quando in certi addii senti di morirci dentro. Avevo riconosciuto quello sguardo, quegli occhi, e non vedevo l’ora di incontrarli di nuovo, per perdermi ancora.