Nel negozio del rigattiere
Entrò in quel negozio per caso.
Era una calda mattina di metà Agosto e stava passeggiando per le vie del Centro, quando ad un tratto decise di entrare in quel negozio.
Da fuori sembrava un negozio come tanti, ma c’era qualcosa che aveva richiamato la sua attenzione e così mosse i primi passi all’interno.
Un forte odore di legno e vernice la travolse appena entrata, e subito nella sua mente cominciarono ad affollarsi pensieri, ricordi e immagini.
Diede un’occhiata intorno e con suo grande stupore si accorse che quel posto era davvero enorme.
Nonostante le ridotte dimensioni dell’ingresso e la vetrina su strada facessero pensare ad una modesta bottega di altri tempi, lì, era custodito il mondo intero e ogni oggetto, anche il più piccolo, aveva il proprio posto, il proprio spazio vitale.
Notò, su un ripiano a mezza altezza, un orologio davvero particolare.
Si trattava di un orologio a pendolo, che le ricordò immediatamente quello che avevano i suoi genitori in casa.
Si avvicinò e cominciò ad osservarlo con attenzione.
Sul quadrante erano indicate le ore, in numeri romani. Le lancette erano dorate e al centro era incisa una rosa meravigliosa.
Il rigattiere la osservava da quando aveva messo piede lì dentro. Era senza dubbio una donna bellissima e di gran classe, ma non era per il suo aspetto esteriore che non aveva smesso di mollarla un attimo con lo sguardo.
Con discrezione, si avvicinò e le disse:
“Salve! Bello eh. Questo è l’unico esemplare di orologio a pendolo di fine Ottocento che abbia mai avuto in questa bottega. Apparteneva ad una simpatica vecchietta che viveva da queste parti e quando me lo portò, per venderlo, mi disse di darlo solo alla persona giusta.”
Lei rimase affascinata da quella storia. Non era usuale che uno portasse un oggetto ad un rigattiere e dicesse di darlo via solo alla persona “giusta”.
Così, chiese al suo interlocutore cosa si intendesse per persona “giusta” e questo, allargando le braccia, e con un sincero sorriso, le rispose che “il suo cuore gli avrebbe indicato la persona giusta cui venderlo”.
Si scambiarono ancora qualche battuta e mentre la donna fece per uscire di lì, l’uomo le chiese se aveva voglia di sentire il meraviglioso suono che quell’orologio a pendolo emetteva ad ogni rintocco. Le assicurò che sarebbe stata un’esperienza unica sentirlo suonare.
Il rigattiere ci sapeva davvero fare, pensò lei fra sé e sé, e probabilmente quel sorriso accennato, che comparve sulla sua bocca, fu il segnale per l’uomo, che era riuscito ad agganciare il suo cuore.
Il rigattiere così le chiese di portare entrambe le lancette dell’orologio sulle dodici.
La donna, con un po’ di incertezza, spostò dapprima la lancetta delle ore e poi quella dei minuti, esattamente nella posizione che le era stata indicata.
Il pendolo cominciò ad emettere i rintocchi, uno dopo l’altro…
La donna avvertì un improvviso senso di confusione, come se stesse lentamente perdendo i sensi.
L’uomo la aiutò a sedersi su una poltrona e lei cominciò il suo viaggio.
Il giorno del suo quinto compleanno
Ha cinque anni, e oggi è esattamente il giorno del suo compleanno.
C’e una festa in corso. Ci sono una decina di bambini accompagnati dai loro genitori.
I bambini giocano fra loro: c’è chi fa finta di cuocere la pizza, chi si sta azzuffando per una bambola e chi si diverte a ballare a ritmo di musica.
Ma ecco il momento della torta.
La torta è la sua preferita, la millefoglie, e sopra c’è scritto Buon Compleanno Chicca, con cinque candeline rosa.
Si spegne la luce nella stanza, tutti intonano la canzoncina di auguri e lei, fra gli applausi, spegne ad una ad una le cinque candeline.
Ha ricevuto parecchi regali per il suo compleanno, ma quello che più di tutti le è piaciuto, è senza dubbio il negozio di Barbie.
Lo aveva desiderato tantissimo, perché a differenza della sua migliore amica, che aveva ben tre case di Barbie, lei non ne aveva manco una, ma ora aveva un meraviglioso negozio!
Quello era il regalo che tanto desiderava e che Babbo Natale non aveva ricordato di portarle il Natale precedente, fortuna che mamma e papà erano corsi ai ripari e glielo avevano preso per il suo compleanno.
È su di giri. Si sente la principessa della festa e del mondo. Tutti la amano e lei è stra-felice. I suoi occhi sono pieni di vita e di luce e di infinito.
A passeggio con gli amici
È in strada, sta passeggiando con un paio di amichetti dell’infanzia, per le vie del paese. Ha circa otto anni.
Ad un tratto, il più carino dei due le si avvicina, la prende per mano e la blocca dolcemente con l’altra. La guarda fissa negli occhi, le sorride e le dice “Sei bellissima, mi sono innamorato di te”.
Lei arrossisce immediatamente, non dice niente e si divincola dal suo amico.
Il cuore va velocissimo, ha paura che le possa uscire fuori dal petto e non riesce a placarlo. Scappa. Ha le lacrime agli occhi. Sarà mica questo l’Amore?!
Il primo giorno di liceo
E’ nell’Aula Magna del suo nuovo liceo. È il primo giorno di scuola, e si trova in un luogo a lei totalmente sconosciuto.
Tutte quelle facce nuove, ragazzi e ragazze che non ha mai visto prima di ora.
Lei, che per rimarcare sempre la sua indipendenza e autonomia, ha scelto un liceo lontano da casa e dai suoi amici.
Lei, che apparentemente è sicura di sé, ora se la sta facendo sotto.
C’è un insegnante, che poi scoprirà essere la sua prof. di latino e sta elencando una serie di nomi e cognomi. Sono gli studenti della sezione A. Ad uno ad uno si mettono in fila e al termine dell’appello, lasciano l’Aula Magna e vanno in classe.
È trascorsa circa mezz’ora ed ecco il suo turno. A lei è toccata la sezione G, perché ha scelto di studiare il tedesco come terza lingua.
La prof. fa il suo nome e lei si sistema in fila dietro ad una ragazza dai capelli color carota, che poi scoprirà chiamarsi Ilaria, e si avvia verso l’aula.
Il cuore le batte fortissimo. Avverte un misto di ansia e eccitazione. Si sente adulta.
In riva al mare
È sdraiata in riva al mare. E’ da sola, o meglio, ha con sé il libro che ha iniziato a leggere qualche giorno fa. È uno dei suoi soliti libri a carattere storico, parla del Fascismo e dell’Italia dell’epoca.
Sta leggendo, e un ragazzo, dall’accento del nord, la saluta dicendole “Ciao!”.
Lei alza gli occhi dalla pagina del libro che ha davanti, lo guarda, esplode in una risata spontanea e sincera delle sue, e cominciano a parlare.
Si sente bella, si sente desiderata, si sente donna. Ha il mondo in mano.
Nel Senza Tempo
La stanza è quasi totalmente buia, se non fosse per quella piccola lampada poggiata su un tavolino di legno nell’angolo più lontano.
Lei è seduta su una morbida e accogliente poltrona e al suo fianco c’è un uomo.
Non è facile capirne l’età, né distinguerne i lineamenti.
Lei si sente tranquilla. C’è un’aria familiare lì, anche se non sa precisamente dove sia.
L’uomo comincia a parlarle e le spiega che quelli che ha visto, sono frammenti della sua vita, che come bolle sono custoditi in un tempo sospeso, dove tutto si manifesta esattamente come si è manifestato allora, dove come in un film, la pellicola viene svolta e poi riavvolta continuamente, senza fine.
In quel tempo sospeso, quando nessuna ferita aveva ancora lacerato il suo cuore, quando nessun tradimento le era ancora stato inflitto, lei aveva contattato il Tutto a cui ogni essere appartiene e da cui ognuno di noi proviene, quella fonte inesauribile a cui attingere per realizzare i nostri veri capolavori qua, sul piano materiale.
L’uomo le spiega infatti, che tornando a sentire ciò che aveva sentito il giorno del suo quinto compleanno, quando le sembrava di essere la principessa del mondo, tornando a contattare quell’emozione provata di fronte a quella dichiarazione d’amore, o l’eccitazione del primo giorno di liceo oppure il desiderio di quel ragazzo… ecco, ricontattando quelle stesse energie, poteva liberarsi di tutti i traumi, di tutta la sofferenza che portava come un peso sul suo cuore.
Solo tornando all’Inizio di ogni cosa, quando si era sentita invincibile, immensa, desiderata, avrebbe potuto di nuovo assaporare quell’Infinito di cui era ed è parte, scacciando così sensi di colpa, limiti e ferite, che le stavano condizionando l’esistenza.
In camera sua…
Piano piano si risvegliò da quel sonno profondo, in cui si era abbandonata poco prima.
I suoi occhi erano bagnati dalle lacrime, che copiose erano scese sul suo volto per tutto il tempo del viaggio che aveva vissuto.
Si sentiva un po’ disorientata, ma serena nel cuore.
Lei che era sempre stata attenta a non manifestare i suoi sentimenti. Lei che aveva paura di essere ferita e per questo aveva imparato a mettere un muro fra sé e il resto del mondo…ora, si sentiva invadere da un amore immenso, infinito, qualcosa che le stava velocemente riempiendo il cuore fino a farlo di nuovo battere in maniera nitida nel suo petto.
Si alzò dal letto e uscì di casa, desiderosa di assaporare tutto ciò che la vita aveva da offrirle.