In passato mi sono ritrovata spesso ad interrogarmi su cosa fosse davvero il talento, perché il mio non lo vedevo proprio.
Ero convinta infatti, che si trattasse di qualcosa di “particolare”, di fuori dall’ordinario, come è per un pittore che dipinge le sue tele o per un musicista che compone le sue melodie.
Mi ritrovavo a guardare “fuori”, ad identificarmi negli altri e nei loro talenti, senza fare caso a cosa già viveva dentro di me.
Eh sì, perché a me gli altri sembravano tutti perfettamente indirizzati verso la loro strada, già consapevoli dei loro talenti e li invidiavo per la luce che avevano negli occhi, quella luce che dice “Sì, ci sei, sei nel posto giusto, esattamente dentro di te”.
Bing e la puntata sul talento
Poi una sera, mentre guardavo la TV con mio figlio, su canale 43 ecco arrivare la puntata del simpatico e dolce coniglietto Bing e neanche a farlo apposta in quell’episodio si parlava proprio del talento.
Bing infatti, era alla ricerca del suo personale talento.
Mentre i suoi amici, Pando e Sula, si dilettavano a mostrargli ciò che sapevano fare in modo “particolare”, lui si affannava ad imitarli e a cimentarsi nelle più svariate attività, come saltare o muovere i piedi, senza però riuscire a capire in cosa fosse davvero bravo, cosa davvero lo contraddistinguesse; così, tutto sconsolato si rivolge al suo fidato amico Flop, chiedendogli: “Ma cos’è davvero il talento?”.
La risposta mi colpì molto: “Il talento è quella cosa che sai fare solo tu, in un modo speciale”.
Da Bing, alla foto sul caminetto
Quelle parole ebbero un eco enorme dentro di me, tanto che “qualcosa” mi spinse a distogliere lo sguardo dalla TV e poggiare i miei occhi sulle foto che avevo appeso, qualche anno prima, sul caminetto della cucina.
Fui attirata da una foto in particolare. Lì, ero stata immortalata, o da mio padre o da mia madre, quando avevo più o meno 7 anni.
In quella foto c’ero io, ed i meravigliosi regali che Babbo Natale mi aveva portato.
Ero felice, davvero felice, perché quell’anno avevo ricevuto un microfono per cantare (sono una cantante eccezionale…sotto la doccia!), una bicicletta nuova di zecca (adoro stare in movimento e le gambe sono una delle parti del mio corpo che preferisco) e poi una meravigliosa macchina da scrivere, tipo Olivetti, da bambina.
Ricordo le infinite lettere scritte, le storie fantastiche che inventavo. Ricordo i bigliettini che facevo trovare ai miei genitori quando tornavano dal lavoro e le mie minacce di andare via di casa… eh sì, perché già a quell’età avevo parecchia voglia di libertà ed autonomia.
Quella foto era lì da anni e io, nonostante ci passassi davanti almeno dieci volte al giorno, non me la ricordavo e in quella foto era già tutto chiaro, ma io, affannata nella mia ricerca del talento, con gli occhi puntati sull’esterno, ancora non vedevo.
Il talento e l’energia creativa
Poi un giorno, mentre leggevo la mia rivista di psicologia preferita, notai un articolo molto interessante, che parlava proprio del talento.
In sostanza, nell’articolo si faceva riferimento al talento come ad un’energia che abita dentro di noi e che nell’infanzia è molto accentuata ed evidente, perché ha libero sfogo, salvo poi, a mano a mano, con l’età adulta, affievolirsi.
Nell’articolo, fra i vari suggerimenti indicati per ricontattare proprio quell’energia, ce ne era uno che immediatamente mi colpì e mi fece capire che la mia ricerca affannosa, Bing e quella foto in cucina, finalmente stavano trovando la loro perfetta collocazione.
Il suggerimento era infatti proprio quello di tornare indietro con la mente e col cuore all’infanzia, per riscoprire cosa amavamo fare, come giocavamo e quali sogni avevamo all’epoca.
Quanto letto risuonò immediatamente dentro di me e mi accorsi che per parecchio tempo avevo cercato nel posto sbagliato e soprattutto, non avevo avuto occhi “giusti” per vedere davvero ciò che da sempre era lì, davanti a me.
Quella foto di me, tutta felice, con accanto la mia Olivetti da bambina, all’età di 7 anni, mi ha ricordato che, “Cacchio, io ho sempre amato scrivere!”
Non è che non lo sapessi, perché è dalle elementari che scrivo racconti, lettere, romanzi d’amore, ma avevo in qualche modo declassato questo mio amore, pensando che “In fondo, tutti sanno scrivere”… ed è vero, tutti sanno scrivere, ma nessuno lo fa come lo faccio io, e questo non significa saperlo fare meglio o peggio di altri, ma semplicemente, saperlo fare come solo io so fare, con l’unicità che mi contraddistingue.
Mi sono ritrovata a dare per scontato qualcosa che in realtà non aveva nulla di scontato.
Avevo dimenticato le montagne di fogli riempiti negli anni, i diari, la mia vera Olivetti lettera 35 (altro splendido regalo di Natale), il mio primo mini giallo scritto, la mia prima “quasi” pubblicazione.
Ecco, per parecchio tempo, come dicevo, ho cercato nel posto sbagliato, perché mi sono ritrovata ad imitare chi avevo intorno, pensando che il mio talento fosse qualcosa di lontano e invece, il mio talento era ed è la sola cosa che amo fare e che mi fa sentire libera… libera di viaggiare con la fantasia, libera di essere chi voglio essere e libera di scrivere tutto ciò che voglio, anche le cose che a volte non ho il coraggio di dire a voce.
E allora sì, per me il talento è proprio quell’energia che scorre dentro ognuno di noi e che ci fa sentire vivi, che ci fa andare in giro con un bel sorriso stampato sulla faccia e che ci ricorda chi siamo, nella nostra meravigliosa unicità!
Buon viaggio nella vostra infanzia, alla ricerca del vostro talento!