Il primo passo: aprire gli occhi
“Io non lo so com’è, ma da quando ho iniziato ad ACCORGERMI, l’immagine di lui si è fatta a mano a mano sempre più sfocata, come se si allontanasse da me…un po’ come se i confini del suo corpo, lentamente divenissero tutt’uno con l’aria, per poi svanire”.
Si era svegliata con questo pensiero, dopo che la sera prima, aveva iniziato ad “accorgersi”.
Si era accorta finalmente di ciò che lui le aveva fatto e detto…di tutto l’odio che lui le aveva vomitato addosso… e si era accorta che quello, era esattamente il modo in cui lei si era trattata negli ultimi due anni.
Il secondo passo: uno sguardo indietro
Si era sentita sbagliata. Aveva avvertito dentro di sé milioni di sensi di colpa inutili. Non si era sentita una “buona mamma”, ma soprattutto aveva capito che quando il suo cuore le aveva parlato, lei aveva preferito ignorarlo e fare finta di niente.
Ora però, aveva finalmente aperto gli occhi.
Ora le era chiaro cosa aveva pensato di sé, per tutto quel periodo.
Era convinta di essere sbagliata, perché non amava stare in casa e impastare farina dalla mattina alla sera per fare la pasta o i dolci per la famiglia.
Si era sentita sbagliata perché le piaceva lavorare e passare del tempo lontana da casa.
Si era sentita sbagliata perché non aveva mai rinunciato alla sua femminilità, ad una gonna corta, ad un tacco alto, al parrucchiere o all’estetista.
Si era sentita sbagliata perché era ambiziosa, perché voleva di più, sempre di più…perché avrebbe rinunciato a tutto, pur di inseguire un sogno.
Si era sentita sbagliata perché le piaceva fare la mamma, ma anche uscire con le amiche e andare a cena fuori e tornare tardi la sera.
Si era sentita sbagliata, perché non voleva rinunciare a sé stessa, perché solo così, riusciva ad amare sé e gli altri.
Le persone che aveva intorno non facevano altro che puntare il dito, e farle notare che così non andava bene.
In un moto di ribellione, ha cominciato a lottare contro chi le ripeteva che una “brava moglie e madre sta a casa e non ha grilli per la testa”.
Ha urlato fino a perdere la voce, contro chi la guardava con gli occhi della disapprovazione.
Si è chiusa in sé stessa, quando ha capito che nessuno là fuori, riusciva a comprendere le sue parole.
Il terzo passo: piano piano qualcosa inizia a cambiare
Con forza e con coraggio, giorno dopo giorno, si è ripresa un pezzetto alla volta della sua vita, di ciò che era… simpatica e antipatica, tutta casa e chiesa e tutta uscite e amici.
A piccoli passi, ha riconquistato la fiducia in sé stessa che aveva buttato nel cesso, e poi, quella sera, quando parlando del più e del meno con un’amica, improvvisamente il più grande momento di lucidità della storia l’aveva colta: si era ACCORTA.
Si era accorta che le parole pronunciate da lui, quelle parole che l’avevano ferita quasi mortalmente, rappresentavano ciò che lei, all’epoca, pensava di sé stessa e non perché fosse la verità vera, ma solo perché era incatenata in dei ruoli, in degli stereotipi e gabbie, che non la lasciavano libera di esprimersi e di far emergere tutta la sua bellezza ed unicità.
La disapprovazione generale nei suoi confronti, manifestata da chi le girava intorno, altro non era che la sua stessa disapprovazione, secondo una visione del mondo e di sé, limitata, ingrigita, impersonale.
Accorgendosi, aveva guadagnato ciò che di più prezioso una persona possa avere: la libertà.
La libertà di essere come si vuole essere. La libertà di amare la propria luce e allo stesso tempo e modo, le proprie ombre. La libertà di non doversi giustificare se non si rientra in un determinato ruolo (per fortuna).
Aprendo gli occhi, aveva sentito tutta la sua potenza e forza e amore incontenibile che avevano voglia di uscire fuori.
Aprendo gli occhi aveva finalmente ritrovato la parte di sé più vera, ciò che la faceva sentire vicina a Dio.
Quella sera, aprendo gli occhi su sé stessa, era tornata a “casa” e mano nella mano con la sua Anima, aveva cominciato a cantare, intonando la sua personale, unica e irripetibile canzone.