Stavo cantando e a dire la verità, ora che ci penso, io canto di continuo. Canto mentre lavo i piatti, mentre cucino, canto sotto la doccia, mentre passo il folletto, mentre lavoro, e anche mentre guido la macchina. Beh qualcuno potrebbe dire “come tutti“, ma aspettate, vi racconto una cosa che mi è accaduta qualche anno fa.
Quando canto in macchina metto in scena dei veri e propri concerti, mi calo nella parte della Star a tal punto che una volta mi sono distratta e non mi sono accorta che le macchine davanti a me si erano fermate e così ne ho tamponata una, che a sua volta ne ha tamponata un’altra e vi lascio immaginare cosa ho creato sulla Tangenziale di Roma alle otto del mattino.
Ne approfitto per chiedere scusa a chi quel giorno aveva fretta per andare a lavoro, ma io stavo tenendo un concerto in solitaria in macchina e mi sono praticamente estraniata dalla realtà.
Comunque dicevo, stavo cantando e mi è venuto in mente che cacchio, non vado ad un concerto dallo scorso 2019!
L’ultimo concerto che ho visto è stato Jova Beach Party e me lo ricordo come se fosse adesso.
Ricordo il mare, la sabbia e i sassolini fastidiosi. Ricordo migliaia di persone accalcate in un fazzoletto di spiaggia, l’unico tratto che le Autorità avevano lasciato aperto per poter permettere alle persone di prendere il sole, ubriacarsi, farsi un bagno, chiacchierare, ballare e fare l’amore. No vabbe, l’amore no, ma qualcuno ci è andato vicino e ci credo, l’atmosfera era quella giusta: una festa in cui ti senti il protagonista, il Re o la Regina del momento.
Ricordo l’adrenalina che avevo fin dalle prime ore del giorno. Ricordo di essere andata in ufficio quella mattina e di non aver combinato nulla, se non ascoltare il cd di Jovanotti senza sosta.
Ricordo la fila sull’autostrada, ricordo che non vedevo l’ora di arrivare. Ricordo le seghe mentali del mio amico che mi ha obbligata a parcheggiare lontanissimo, per non rimanere bloccati nel traffico al rientro, e ricordo pure di averlo maledetto perché per dargli retta mi sono incastrata in una stradina a senso unico, che i Vigili avevano ben pensato di chiudere per far passare tutti quelli che avevano invece lasciato le auto nei parcheggi creati ad hoc per l’evento (Claudio, ti sto ancora odiando).
Ma ragazzi, ricordo perfettamente l’emozione provata nel vedere Lorenzo Cherubini a due metri di distanza da me. Lui, così travolgente, energia pure che esce da ogni poro della sua pelle. Lui, un grilletto di cinquant’anni che ha saltato, ballato, cantato, e che ci ha tenuti vivi per un pomeriggio ed una serata intera.
E’ stato meraviglioso vederlo alle prese con la console, vedere Jovanotti degli anni Novanta, quel Ragazzo Fortunato che ancora oggi non ha perso umiltà e amore per ciò che fa.
La degna conclusione di una serata magica è stato l’inno alla Luna, che quella sera era piena e che era lì per noi, per me, a ricordare che siamo tutti gravidi, gravidi di sogni, di speranze, di progetti che aspettano di venire alla luce ed esattamente come quando quel lampo divino sta per nascere, sentiamo dolore e gioia insieme e allora “va e dille che sto bene, di non pensare a me“, perché me la so cavare e stasera, come allora, ho quella meravigliosa a gravida Luna piena negli occhi, che mi culla nell’attesa di rivederla ancora e di poter tornare a cantare tutti insieme ad un concerto, perché è esattamente in quelle serate che la vita sembra più dolce, “che tutto sembra possibile, mentre nel cielo si arrampica un desiderio invincibile, che lascia una scia” (Ti porto via con me).