Tutto è cominciato con un attacco di cistite. Dolori fortissimi, urgenza di fare pipì di continuo e alla fine pure delle tracce ematiche.
Chi l’ha provata sulla propria pelle, sa perfettamente di cosa sto parlando.
A differenza del passato, stavolta sono rimasta ferma. Non sono corsa in bagno a cercare medicine, ma ho osservato il mio corpo…
Il bruciore insopportabile, quella sensazione di pesantezza nella parte bassa del ventre e l’incapacità di fare qualsiasi cosa, del tipo “voglio rimanere a letto e lasciatemi stare”.
Negli ultimi anni, in situazioni del genere, ho imparato a restare immobile e sentire ciò che il mio corpo vuole dirmi, o meglio la mia Anima attraverso il mio corpo. È un approccio nuovo il mio e sono onesta, mi restituisce una sensazione di rispetto verso me stessa e di ascolto profondo.
Ho pensato allo stimolo continuo di dover fare pipì, come a qualcosa che vuole uscire, vuole fluire e poi quell’improvviso, acuto e prepotente bruciore, che spinge invece a trattenere.
Era, e è lì mio conflitto. L’ho visto. Era vivo, pulsante, urlante.
La voglia di lasciare andare e lasciarmi andare e la paura, il blocco, quella mente che dice “no” (che poi mi sono accorta che la nostra “mente” si chiama “mente” come quando uno dice di un altro “lui mente”…).
Mi sono infilata sotto la doccia, ho aperto l’acqua al massimo. Chi più dell’acqua sa insegnare a essere cedevole e a scorrere.
Ho osservato l’acqua scivolare lungo il mio corpo, dalla testa, dalle spalle, sino ai piedi, per poi sparire nel buco dello scarico della doccia e continuare il suo cammino chissà dove.
Ho pensato a me, al mio trattenere, alle mie paure e alla mia Anima che mi chiede solo di lasciarmi andare, dimenticando tutte le ferite, tutti i miei blocchi.
Esattamente come l’acqua si adatta alla superficie che incontra, accarezzandola, nutrendola, anch’io voglio fluire lungo il sentiero della mia vita, libera e senza fine, perché ho imparato che la paura è solo un ostacolo che mettiamo noi stessi sul nostro cammino, per impedirci di andare oltre. E solo quando mi troverò davanti a quell’ostacolo, potrò davvero accorgermi che non è poi così spaventoso, anzi, non esiste neppure.
Grazie Barbablù!