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Lenticchia si svegliò di soprassalto. Qualcuno o qualcosa lo stava osservando da molto vicino.
“Mamma! Mamma!” Esclamò. Ma non era la sua mamma.
Sul ramo più basso della grande quercia, se ne stava beatamente appollaiato, un grosso grasso gufo dagli occhioni enormi, che lo fissava come se lo stesse studiando fin nei minimi particolari.
“Lenticchia!” disse il grosso grasso gufo dagli occhioni enormi. “Perché te ne stai lì, tutto impaurito? Cosa c’è che non va? Hai un universo intero e oltre da scoprire e te ne stai lì fermo immobile? Bah, non esistono più i ragazzini di una volta!”
Tutto indispettito, il grosso grasso gufo dagli occhioni enormi, ruotò la testa dalla parte opposta rispetto a dove si trovava Lenticchia, quasi in segno di protesta.
Lenticchia, decisamente confuso, non riuscì a pronunciare una sola parola. Era tutto così strano… chi era quel gufo e soprattutto come faceva a conoscere il suo nome?!
Lenticchia ebbe come un capogiro. La sua testa era stracolma di domande, che però non riusciva a fare. Un attimo prima era tutto solo, smarrito, impaurito e ora davanti ai suoi occhi, quel gufo che non di certo era un campione di simpatia.
Il grosso grasso gufo dagli occhioni enormi, aprì le sue ali e volò giù, accanto a Lenticchia.
Riprese così a guardarlo con molta attenzione, intento a studiarne ben bene ogni minimo particolare. Poi, a voce alta cominciò ad elencare una serie di cose, come fosse la lista della spesa:
“Allora vediamo, le gambe le hai, le braccia le hai, due occhi mi sembra ci siano, due orecchie pure, le dita delle mani eccole qua, 1 2 3 4 5 6 7 8 9 e 10, quindi sono tutte, un naso c’è, una bocca anche…beh, le tue dimensioni mi sembrano un pò strane, perché per essere un bambino, sei decisamente troppo rimpicciolito” asserì il grosso grasso gufo dagli occhioni enormi.
Un balzo, poi un altro e un altro ancora, ecco che ora il gufo si trovava ad un palmo di naso da Lenticchia.
“Silenzio!” e socchiuse gli enormi occhioni per qualche secondo… “Ecco, questo volevo sentire! Non avevo alcun dubbio! Anche il cuore c’è, e batte forte e sicuro e deciso, come non ne ho mai sentito uno così in vita mia!”
Lo sguardo di Lenticchia si fece ora ancor più interrogativo, ma stavolta riuscì a parlare: “Scusi Signor Gufo, con tutto il rispetto, ma cosa vuole dire con questo? Certo che ho un cuore, certo che ho due gambe, due braccia e tutto il resto… questo si vede e si sente, ma non capisco cosa c’entra ora… io mi sono perso nel bosco. Stavo giocando con il mio amico scoiattolo e d’improvviso non l’ho più visto. Mi sono ritrovato da solo, in un luogo a me sconosciuto, nel buio della notte, senza la mia mamma….” E una lacrima e poi subito dopo un’altra, cominciarono a scivolare lungo le guance di Lenticchia.
Il grosso grasso gufo dagli occhioni enormi accennò un sorriso. Il suo sguardo ora si era fatto più dolce.
“Vedi Lenticchia” disse il Gufo “io ti stavo guardando ben benino perché proprio non riuscivo a capire cosa non andasse in te, dove il tuo meccanismo si fosse inceppato. Così ho verificato il tuo stato fisico, che poi diciamoci la verità, non è che conti così tanto, e accertato che nessun problema era emerso, mi sono avvicinato di più, per ascoltare qualcosa che difficilmente si riesce a sentire e che solo un orecchio attento può scorgere: il battito del tuo cuore. Lenticchia, il tuo cuore non ha nulla, batte esattamente come deve battere, anzi ti dirò di più, batte in modo forte e sicuro e deciso, come avviene in pochi, rarissimi casi. Lenticchia, tu non hai niente di rotto, credimi. Hai solo dimenticato che dentro di te esistono tutte le Direzioni possibili, tutte le strade e futuri, che puoi percorrere e che possono mostrarti ciò che sei, un essere infinito e unico. Fidati del tuo cuore, ascolta cosa ha da dirti e vedrai che ti riporterà a casa”.
D: Direzioni. Destra, sinistra, avanti o indietro, son tutte le strade che ci riportano a casa.