Ah, giusto, eravamo rimasti ai sapori e agli odori ritrovati ed al ricominciare a vivere, partendo dalle piccole e semplici cose che ci circondano.
Bene, step vissuto, respirato, sentito nelle vene. Ora eccoci a quello successivo (almeno per me): prenditi il tuo tempo e sii paziente.
Confesso che una mattina mi sono svegliata e ho mandato tutti a fanculo perché non ce la facevo più. Non ce la facevo più a vedere le stesse facce, a fare le stesse cose in modo così ripetitivo, al limite del maniacale: prepara la colazione, sistema la camera, sistema Gabriele, togliti il pigiama, datti una lavata, rassetta la casa (per quanto possibile), controlla che mamma abbia l’ossigeno nella bombola e bombole a sufficienza per i giorni a seguire, prepara pranzi e cene per mio padre, al quale il Corona King non ha di certo tolto l’appetito e un’altra serie infinita di attività tutte uguali ormai da 15 giorni…. e ho detto BASTAAAAAA!!!
Mi è sembrato di ritrovarmi in un tunnel senza uscita, nel quale, almeno apparentemente, non mi pareva di volermici infilare e invece, eccomi qua.
Nulla accade per caso, siamo noi i responsabili di tutto ciò che abbiamo nella nostra vita e allora, sì, magari l’ho scelto io e mo me lo godo bene bene, alti e bassi compresi.
Ho cercato conforto nelle parole di una mia cara amica, che sa sempre come tirarmi su, anche quando vorrei distruggere tutto e andare via, e devo essere sincera, un pochino mi sono calmata.
Ho respirato l’aria fuori. Sono uscita in giardino e mi sono data una bella occhiata intorno. C’era il sole, gli uccelli che cantavano, mio figlio che zompettava allegramente qua e là e che come spesso accade, mi riporta alla verità delle cose: nulla dura per sempre, neanche un’incazzatura o un momento “no”.
La meravigliosa saggezza dei bambini. E pensare che anch’io sono stata una bambina!
E allora mi sono detta “ok, questo è quello che hai nella tua vita, un tempo sospeso, strano. Sei lontana dal mondo di fuori, quello che conosci e la tua visuale apparentemente è limitata a dove possono arrivare i tuoi occhi. Smetti di preoccuparti e occupati delle cose… di ciò che c’è e basta”.
Potrà sembrare bizzarro, ma qualcosa è cambiato e di ora in ora ho ritrovato un pò di serenità.
Ho ricevuto i risultati del primo tampone, dopo l’iniziale positivo, e sto guarendo (primo spiraglio di luce), manca ancora poco poco. Mio figlio, che all’età di tre anni si è sottoposto ad un tampone molecolare, che per chi lo ho fatto, sa di cosa parlo in termini di fastidio, con quel cavolo di bastoncino che ti passano prima in gola e poi nelle narici, ha riso tutto il tempo, a differenza di me, che piangevo come una cretina e ancora una volta mi ha insegnato a vivere.
Bene, a mano a mano ho cominciato a rilassarmi e sono arrivate pure idee ed iniziative e ispirazioni, che magari avevo davanti agli occhi da sempre, ma che non riuscivo proprio a vedere perché accecata dal superfluo.
Pare proprio che sia nel momento di crisi, quando tutto sembra travolgerti e lasciarti senza fiato, che i pezzi del puzzle cominciano a rimettersi in ordine, facendoti intravedere la meraviglia che sta lì, davanti a te e che è tutta per te.
E allora ok, mi prendo il mio tempo, imparo l’arte della pazienza, che raramente ho applicato alla mia vita e lascio che le cose accadano, che non significa “non agire” ed essere passivi, ma farmi trovare pronta e aperta e disponibile a tutto ciò che mi attende.