Ho la testa piena di parole e immagini. Il collo fa male. Le spalle pure e la schiena lasciamo stare.
Chiudo gli occhi e cerco un po’ di tranquillità. Respiro lentamente. Ad ogni inspirazione il torace si allarga, ad ogni espirazione, sento ogni singolo centimetro del mio petto, farsi sempre più piccolo.
La testa mi pesa, non riesco a tenerla su. Mi vengono in mente tutte le parole di questi giorni, tutti i discorsi fatti, le incazzature, la bruttezza del mondo che mi ha colpita dritta in faccia, senza lasciarmi il tempo di capire.
Sono stanca. Sento freddo. È buio dentro di me. Sono negli abissi, là dove tutto si fa scuro, là dove non arrivano rumori, là dove sembra che tutto sia fermo.
La vedo. Nuota quasi toccando la sabbia. È elegante. I suoi movimenti lenti, appena accennati, mi incantano.
Prende tutti i miei pensieri e li schiaccia sotto di lei…li spinge giù, sempre più giù. Non vuole cancellarli, ma solo spingerli sul fondo, e lei è lì, sopra a tutto, come a volermi proteggere, per regalarmi un po’ di pace.
Ho bisogno del buio. Ho bisogno di allontanarmi. Ho bisogno di chiudere le finestre sul mondo, per starmene in disparte.
“Accorgermi”, era quello che volevo. Ho fatto un patto con me stessa “niente più cazzate, voglio vedere le cose così come sono”. Il “fa male” è il rischio, ma la disillusione è il solo strumento che conosco, per riuscire a vivere davvero.