Guardo un documentario sulle balene e resto letteralmente senza parole quando scopro come dormono. Sono sincera, non c’avevo mai pensato prima, nonostante sia la donna dalle mille domande, questa mancava sulla lista.
E’ vero, a casa ho un acquario e mi è pure capitato di vedere i miei amici pesci lasciarsi cullare dalle leggere onde generate dalla bocchetta del ricircolo del filtro dell’acqua, mentre erano intente a dormire, o a sopravvivere visto che li trascuro un pò, però la domanda “Ma come dormite?” non gliel’ho mai rivolta.
Sarà che le balene sono enormi, e quindi fanno più scena, mentre i miei Black Molly sono lunghi al massimo cinque centimetri e quindi passano quasi inosservati, oppure sarà che stasera sono particolarmente attenta a ciò che sto guardando, che finalmente mi “accorgo” anche di ciò che ho in casa da una vita e che avevo “accantonato” come la polvere che a volte ricopre la superficie del mio acquario…
Ma va bene, torniamo al punto, centriamo il discorso come direbbe Barbablù.
Seguo con estrema attenzione il documentario e lascio che la voce narrante mi catturi e mi porti lì, nel profondo e sconfinato oceano, accanto a quelle meravigliose creature, che ho scoperto essere delle vere e proprie chiacchierone, esattamente come me!
Apprendo così, che le balene dormono in posizione verticale rispetto al fondo, chiudono gli occhi, smettono di comunicare fra loro e si abbandonano, cullate dalla dolce corrente dell’oceano.
Non hanno paura che possa arrivare qualcuno a rompergli le scatole, non temo niente di niente e si lasciano andare in un sonno profondo.
Allora mi è venuto in mente che quando sto al mare e faccio il morto a galla, provo a rilassarmi, affidandomi al mare, alle onde, alla corrente, ma puntualmente finisco per ritirarmi su, per la paura che qualche medusa possa arrivare all’improvviso. Che poi voglio dire, ma che razza di ansia è la mia, non ne ho sfiorata nemmeno una fino ad oggi, anzi, poverine, le ho viste morte ammazzate, o meglio squagliate sulla sabbia…ah, aspettate, ne ho viste una cifra assurda in Madagascar, ma stavo sulla barca e quindi non posso aver subito un trauma in quel frangente. Vabbè, sarà accaduto in un’altra vita, che poi mi sembra sempre la risposta più appropriata quando mi accorgo di avere delle fisse strane, alle quali non so dare una spiegazione.
Comunque ecco, a me succede questo, mi lascio andare e dopo tre secondi penso ad una medusa che arriva furtiva e che come la più stronza del villaggio, mi tocca, mi ferisce e se ne va felice.
Solo in piscina sono riuscita a lasciarmi veramente andare, ad abbandonami totalmente, e mi è successo quando frequentavo il corso per gestanti. Ora che ci penso, cacchio, anch’io sono stata una balena, modello slim, ma pur sempre una balena!
Ok, qualcuno a questo punto potrebbe dire che la piscina non è la stessa cosa del mare, al mare ci possono essere mille imprevisti, vedi meduse, mentre in piscina stai al sicuro. E sì, confermo, ma leggete ancora, ne vale la pena.
Meraviglioso… se chiudo gli occhi, e chiaramente nel frattempo non sto scrivendo, piena di risorse sì, ma ancora non fino a questo punto, insomma, se chiudo gli occhi ricordo perfettamente le sensazioni di quel momento.
L’esercizio che ci faceva fare l’istruttrice era molto semplice: gambe divaricate e poggiate a terra, appena ci sentivamo pronte mettevamo la testa sott’acqua, dopo aver preso un bel respiro, e ad occhi chiusi dovevamo lasciarci andare…le gambe si staccavano dal fondo della piscina, le spalle si rilassavano e il peso della pancia ci faceva rotolare in un modo stranissimo, come fossimo delle piccole trottole che girano su loro stesse. Non c’era paura, non c’erano ansie, non c’erano pensieri a turbarmi e forse perché mi sentivo forte, invincibile, piena di vita nelle vene e nel mio ventre.
Ecco, lasciarsi andare, chiudere gli occhi, fidarsi ed affidarsi può essere possibile solo quando lo sguardo è rivolto all’interno, quando la calma ci è compagna e le nostre energie fluiscono liberamente.
Il periodo della gestazione è stato uno dei momenti più belli, intensi, ricchi di sorprese, che abbia mai vissuto. E’ stato allora, e solo allora, che mi sono guardata in faccia senza paura, senza l’ansia di dover essere impeccabile, senza la necessità di sentirmi dire “brava” ad ogni costo. No, non serviva, perché c’ero io e la vita nella vita che portavo dentro, che mi ha insegnato a guardare oltre il visibile, che a volte ci rende ciechi rispetto alle meraviglie che si celano nell’ombra.
E allora non vedo l’ora di andare al mare quest’estate, per fare il morto a galla, e pensare alle balene quando dormono e alla balena che sono stata e che porto nel cuore.