Buongiorno, o Buona sera, non so quando leggerete questa mia lettera, e così includo entrambe le formule di saluto comuni e condivise.
Mi rivolgo alla Vs Redazione perché mi auguro che qualcuno di Voi, sicuramente con una voce più forte, più “autorevole” della mia, possa sottoporre a Chi di competenza il mio quesito, che poi in realtà non è proprio un quesito, anzi, lo definirei più un Osservare senza filtri la Realtà Oggettiva e notare che qualcosa non torna. Quindi diciamo che è più una fotografia di ciò che stiamo vivendo. Ecco, mi piace di più.
Il tema è caldo, e lo so perfettamente, e proprio per questo credo si debba cavalcare l’onda, o almeno provarci.
Green Pass. Da quanto ho letto, il Green Pass viene rilasciato a coloro i quali si sono sottoposti a vaccinazione, abbiano un tampone negativo o siano guariti dal Covid, e per le rispettive “categorie”, tale certificato ha una durata di 9 mesi, 48h e 6 mesi, il tutto a GARANZIA (passatemi il termine) della non trasmissibilità del virus o comunque a GARANZIA di qualcosa che suona un po’ come “bene, ora puoi tornare a vivere, puoi studiare, lavorare etc”.
Ora, quello che si è fatto strada in me, aprendo solamente gli occhi e nient’altro, senza schierarmi fra No Vax, Sì Vax etc, è stato che qualcosa non torna: il Green Pass è una sorta di “lascia passare” dunque, che ti permette di andare al ristornate, al cinema, in vacanza etc, senza problemi, per i prossimi 9 mesi, se sei vaccinato, 48h se hai fatto il tampone e 6 mesi se sei fra i guariti. Bene. La perplessità è per i 9 mesi e per i 6 mesi. Ammettiamo che io mi sia vaccinata. Se durante questi 9 mesi i miei anticorpi si assottigliano di numero, in maniera piuttosto repentina, a mia insaputa chiaramente, perché non è che mi andrò a fare il sierologico ogni giorno, come potrò saperlo? Ma soprattutto, avendo LIBERO accesso ad ogni settore della vita, luoghi in cui potrei incontrare tante persone, non sono comunque a rischio e non metto a rischio gli altri?
Qua gli esperti risponderanno che “le statistiche…” beh, posso dire la mia, da “guarita”: al 21 esimo giorno di malattia, ero ancora positiva e la ASL mi ha detto “Signora , se firma una autodichiarazione può tornare in comunità, sotto la sua responsabilità” Sono rimasta basita! La mia risposta è stata “ E se incontro una persona “fragile” e gli attacco il Covid?” La risposta è stata “La statistica ha dimostrato che…” IO NON SONO LA STATISTICA, IO SONO FRANCESCA FRANCATI E NON MI ASSUMO LA RESPONSABILITA’ DI FARE MALE AD UN’ALTRA PERSONA (e sono rimasta in isolamento fino al 28esimo giorno dal primo molecolare positivo).
Ecco, quindi, se mettiamo da parte le “statistiche”, credete sia possibile meglio comprendere se il Green Pass serva a “marchiare” le persone con un vaccino, per avere la conta del bestiame, o comunque a metterle in una “categoria”, etichettarle; oppure il solo fatto di averlo mi GARANTISCE che posso stare tranquilla rispetto al non fare del male alla collettività, e a chi mi sta vicino e viceversa chiaramente (in termini di trasmissibilità, intendo, e soprattutto relativamente ai 9 mesi e 6 mesi della durata del certificato, per le categorie summenzionate)?
Lo chiedo perché la linea che separa le due cose è molto sottile e di notevole importanza, perché se ho il Green Pass e vado al ristorante al chiuso e mi tolgo la mascherina per mangiare e sono contagioso, sono cavoli amari per tutti.
Se mi guardo intorno, ciò che vedo non mi piace. Sento continuamente parlare di “noi” e “voi”. Un “noi” utilizzato da chi si è vaccinato, contro chi non si è vaccinato, e viceversa, e tutto questo mi rattrista perché vedo divisione, fratture insanabili, conflitti fra persone lasciate in balia delle loro emozioni.
Siamo come al primo lockdown, con la differenza che all’epoca c’era la caccia alle streghe verso chi si era ammalato, mentre oggi fra chi si è vaccinato e chi no.
È molto difficile restare centrati in questo clima, in questa epoca così assurda che stiamo vivendo, e ancor più assurdo è attribuire ad una Green Pass il lascia passare per poter lavorare, vivere in comunità e tornare a sognare.
C’è chi parla di dittatura sanitaria, chi di complotti etc. A me non interessano tutte queste chiacchiere, vorrei solo capire perché un’intera nazione si è addormentata, smettendo di farsi domande e di pretendere delle risposte chiare.
In un mondo ideale (e non utopico), nessuno dovrebbe essere obbligato a fare qualcosa, poiché il primo mattone su cui questo mondo si fonderebbe, si chiama FIDUCIA. La fiducia nell’individuo, nell’essere umano, nel suo agire secondo ciò che ritiene sia “il BENE”. L’obbligo nasconde tradimento, e la mancanza di chiarezza alimenta la divisone.
Grazie per aver dedicato del tempo alla lettura di questo testo, Vi saluto e Vi auguro una Buona Vita!