Si erano amati parecchio quei due.
Si erano cercati a lungo, si erano trovati e poi allontanati per un po’, giusto il tempo di capire che stavano facendo una cazzata a stare separati l’uno dall’altra, perché il loro posto, la loro casa, era insieme.
Lui era la casa di lei e lei era la casa di lui.
Si erano scelti il giorno in cui per la prima volta i loro sguardi si incrociarono e da allora, non smisero più di amarsi.
Arrendersi
Era seduta accanto a quel letto di ospedale che puzzava di vecchio, di chiuso, e di morte.
L’ambiente tutt’intorno le ricordava la morte, quella morte che stava arrivando, per portarsi via il suo unico, vero, grande Amore.
Le era capitato in passato di andare a trovare qualche amico o parente ricoverato, e tutte le volte si era chiesta come mai nessuno avesse pensato di rendere quei luoghi un po’ più familiari, accoglienti.
Era possibile che con tutte le persone che passavano di là, fra visitatori, degenti e operatori sanitari, nessuno si fosse mai accorto di quanto squallido fosse quel posto?! Non c’era un solo angolo in grado di regalare il minimo conforto anche solo visivo, magari con una parete colorata di rosa o con dei fiori sistemati qua e là, a chi quei luoghi doveva viverli per obbligo o per sfiga.
La sua testa cercava di tenersi impegnata in ragionamenti e considerazioni sul sistema sanitario nazionale e su quanto schifo facesse la politica e tutto il resto, ma la sua Anima no.
La sua Anima sapeva bene che quelli erano gli ultimi attimi che lei avrebbe trascorso accanto all’unico amore della sua vita. Lo sapeva bene, e per questo ben presto le lacrime cominciarono a scendere copiose sul suo volto, mettendo a tacere tutto il resto.
Lo aveva sentito pronunciare qualche parola incomprensibile, e lei gli aveva sorriso, come se lui potesse vederla.
Aveva gli occhi chiusi, la testa inclinata sul lato sinistro, verso la finestra, come se da quella posizione potesse guardare fuori.
Il Tevere che scorreva col suo incessante movimento, le automobili impazzite intrappolate nel traffico di Roma e le persone che affollavano i marciapiedi, chi in attesa di un autobus, chi intento a tornare a casa dopo una lunga giornata di lavoro.
Fuori c’era il mondo e la vita, là dentro c’erano loro due e la morte, che a mano a mano si faceva sempre più vicina.
Non avrebbe mai pensato di ritrovarsi lì, così, accanto all’uomo che aveva scelto di amare nonostante tutto fosse contro di loro…non ci aveva mai pensato perché sapeva che il loro amore sarebbe stato eterno e che avrebbe superato ogni cosa e quindi la fine, in quella storia, non era proprio contemplata, almeno non nella trama che lei aveva scritto nel suo cuore, per quell’Amore grande grande.
“Ti tengo la mano”
Entrò il medico di turno nella stanza e le chiese qualche minuto per poterle parlare e per poterle spiegare come stessero realmente le cose.
Era la fine. L’ultimo atto di quella meravigliosa storia d’amore e invece che lasciarsi andare alla disperazione più totale, lei, con una dignità e forza da fare invidia, tornò a sedersi accanto al suo uomo.
Era bello, questo lo aveva sempre saputo.
Era quel tipo di uomo che ti fa sentire protetta con uno sguardo e con un abbraccio, allo stesso modo. Quel tipo di uomo per il quale basta la sua presenza, per rendere meravigliosa ogni cosa.
Era innamorata di lui, esattamente come il primo giorno.
Gli anni trascorsi insieme non avevano affievolito la fiamma della loro passione, né la voglia di crescere l’uno accanto all’altra e scoprirsi ogni giorno.
Si era sentita spesso vulnerabile accanto a lui, perché tutti gli irrisolti della sua vita riuscivano a venire a galla con una facilità senza precedenti.
Era grata per questo, perché con lui e attraverso di lui, aveva imparato a rimettere apposto i tasselli scomposti di un’esistenza tormentata.
Ora, quell’uomo doveva lasciarlo andare.
Pensò che non avrebbe più potuto baciare le sue labbra, e immediatamente si riaffacciarono in lei mille ricordi … le tornarono alla mente tutti quei baci rubati, le sue dita sulle labbra di lui a sfiorarlo per capire se fosse vero, reale, perché ogni volta le sembrava un sogno, un sogno dal quale non voleva svegliarsi.
Il suo sapore, il suo odore che avrebbe saputo riconoscere anche fra mille persone… le serate trascorse sotto le stelle, abbracciati stretti l’uno all’altra a raccontarsi storie inventate, come si fa con i bambini.
Si sentiva una privilegiata a poter vivere un amore come quello, un amore incentrato sulla libertà e sul rispetto, sulla totale accettazione dell’altro, senza se e senza ma.
Un colpo di tosse improvviso, la scosse e la riportò al momento presente.
Lui cominciò ad agitarsi. Muoveva la bocca come a voler dire qualcosa, senza pronunciare però alcuna parola.
Il suo respiro si fece sempre più affannoso, come se gli mancasse l’aria.
Il sottile strato di pelle delle sue palpebre lasciava percepire il movimento veloce, sempre più veloce, dei suoi occhi.
“A presto, Anima mia”
Fu in quell’esatto istante che lei avvertì un improvviso e inaspettato senso di pace nel cuore, un vuoto che non faceva né male né bene…era come se fosse entrata in una bolla, in uno spazio-tempo sospeso, dove non c’erano emozioni, non c’erano lacrime né sorrisi, semplicemente “stava”.
Prese la mano di lui fra le sue mani, la strinse a sé per l’ultima volta e con un soffio di voce gli disse “Ci rincontreremo presto Anima mia e staremo di nuovo insieme, là, dove tutto è cominciato”.