Lasciate ogni certezza e abbandonatevi al nuovo, solo così la vita vi saprà stupire.
Quante volte nell’arco della nostra esistenza ci siamo ritrovati a vivere lo stesso copione: stesse situazioni, magari con attori diversi, dinamiche che si ripetono all’infinito, discussioni che non trovano una soluzione… bene, in quest’articolo cercheremo di capire “come” non ritrovarci più in certi meccanismi, partendo da noi stessi, mettendo da parte schemi, definizioni e tutto ciò che ci ingabbia in un personaggio, quello che ci hanno costruito addosso o che ci siamo costruiti noi stessi, dando spazio ai mille volti che ci abitano.
Le origini di questa ricerca
Questa ricerca è frutto di seminari a cui ho partecipato e di libri letti sull’argomento. I miei ispiratori sono Igor Sibaldi e Raffaele Morelli (vi suggerisco di approfondire la conoscenza dei due, vi cambierà la vita). Da questi due Maestri ho imparato come liberarmi da schemi mentali imposti dall’esterno e come assecondare la parte di me che tenevo più nascosta, per paura del giudizio altrui e mio.
Non c’è cammino, non c’è crescita, c’è solo da tornare a “casa”.
Primo Passo: Tu NON SEI il tuo nome
Esatto, è proprio così, tu NON SEI il tuo nome. Tu HAI il tuo nome, un nome che hanno scelto per te i tuoi genitori o qualcun altro e nessuno è venuto a chiederti un parere a riguardo. In quel nome, nell’arco della tua vita, si è costruita un’identità ben precisa, hai finito per credere di essere in un certo modo e basta. “Sono gentile, sono intelligente, sono uno scansafatiche” e molto altro ancora, e tutto questo ti ha tolto la possibilità di esplorare altri lati di te che sono rimasti nell’ombra.
Cosa avreste fatto di fronte ad una situazione “scomoda”, se invece di chiamarvi col vostro nome, ne aveste avuto uno diverso? Come avrebbe affrontato, l’altra persona (che siete sempre voi) quello che vi è capitato?
Secondo passo: Tu NON SEI la tua storia
Vi svelo un segreto: il passato non esiste, non c’è più, abbiamo solo il momento presente, che è quello che stiamo vivendo qui, ora.
Dunque, tu NON SEI neanche la tua storia, bensì HAI una storia. Identificandoti con i tuoi insuccessi e con tutto ciò che fa parte del passato, rischi di mettere in moto dei meccanismi automatici che ti bloccano, e per questo a volte hai la sensazione che il copione si ripeta.
Facciamo un esempio pratico: se siamo rimasti delusi da una storia, se ci siamo sentiti feriti o traditi dall’altro, potremmo rischiare, nelle relazioni future, di mettere in atto gli stessi schemi mentali e di comportamento, pensando che le nostre storie andranno più o meno nella stessa maniera. Sganciandoci invece dal nostro passato, e vivendo davvero il momento presente come unico ed irripetibile, nulla ci condizionerà più.
Terzo passo: Tu NON SEI il tuo ruolo familiare o la tua professione
E anche qua, un’altra bella scoperta. Prova a sentire che differenza fa dirsi “SONO una mamma” oppure “HO il ruolo di mamma / faccio la mamma”. Identificarsi in un ruolo preciso, come ad esempio quello di mamma, moglie o amante, per citarne qualcuno, toglie spazio ai mille volti che ci abitano, e che in questo modo non trovano espressione. Dire “sono un avvocato” dà l’idea che sai fare solo quello e invece hai infiniti mondi al tuo interno e infinite capacità, che in questo modo però rischiano di rimanere intrappolate.
Che effetto fa? Sperimentiamo…
Prenditi un momento.
Ti chiedo di leggere le righe che seguono, con molta attenzione; poi, con calma e dolcezza, prova a chiudere gli occhi e mettere in pratica ciò che è scritto.
Chiudendo gli occhi, prova a dirti “SONO (richiama alla mente il tuo nome)”, come nel mio caso “SONO Rachele” e nota cosa accade dentro di te. Nota se qualche emozione emerge. Nota se delle immagini ti vengono a trovare e poi, lascia andare.
Poi, sempre con gli occhi chiusi, prova a dirti, “HO questo nome / HO il nome Rachele” e anche in questo caso nota, senza giudicare, ciò che succede al tuo interno.
Dolcemente, riapri gli occhi, ti aspetto qui..
SEI o HAI?
Essere il proprio nome, significa “vedere”(e sentire) tutto il bagaglio della nostra vita, è come riavvolgere la pellicola di un film dove sono impresse immagini, situazioni, persone, gioie, delusioni… Avere quel nome invece, ti dà la possibilità di guardare a tutto ciò che è stato da un’altra prospettiva, con distacco, senza rimanere intrappolati o vittime del passato e di identificazioni che in un modo o nell’altro ci condizionano.
Avere quel nome, avere una storia (che non è LA storia) e avere un ruolo familiare o professionale, fa di te una pagina bianca sulla quale attimo dopo attimo, puoi scrivere, facendo emergere i grandi tesori che custodisci.