La cucina era quella della nostra vecchia casa di campagna.
Eravamo là, una difronte all’altra e ci guardavamo.
Osservavo i suoi occhi, il suo sguardo, l’espressione del suo viso, senza riuscire a decifrarne le emozioni.
Era così complesso per me capirla, che avrei dato via volentieri tutta la mia collezione di Barbie, pur di riuscire a scorgere un po’ più in là, oltre la facciata, fin dentro al suo cuore.
Io la fissavo e lei mi fissava.
Non riuscivo a muovere un solo passo verso di lei.
C’era tensione, distanza, un vuoto che ci separava e che né io, né lei sapevamo colmare.
“Mamma, ti sento lontana. Mamma, non riesco a capire se sei qua con me oppure se sei altrove. Ti vedo, ma non ti sento. Mamma, dove sei?”
Un’infinità di lacrime cominciarono a cadere dai miei occhi. Volevo fermarle ma non c’era verso di riuscire a farlo.
Lasciai stare e rimasi così, immobile, completamente inzuppata fino alla base del collo.
Continuavamo ad osservarci da lontano, ognuna ferma nella propria posizione, come se entrambe fossimo in attesa di qualcosa.
Feci un passo verso di lei.
La tensione che avvertivo all’inizio, a mano a mano cominciò a lasciare spazio a qualcosa di diverso…
Ero un po’ più rilassata. Il corpo non era più rigido. La freddezza che sentivo dentro e che mi impediva di essere fluida nei movimenti, lentamente si stava affievolendo.
Lei non sorrideva. Dal suo volto non trapelava nulla, niente che mi permettesse di capire, ma forse era anche meglio così, perché ora non volevo più capire…cominciavo a sentire.
Cominciavo a sentire il calore del suo corpo e un’energia sempre più forte che esercitava una strana forza d’attrazione su di me.
Feci un altro passo verso di lei. Ora i nostri occhi erano sempre più vicini, tanto che ne potevo vedere i riflessi color nocciola e le lievi striature nere.
Mi stava chiamando a sé.
Feci un ultimo passo. Ero piccolissima rispetto a lei. Lei a confronto mi sembrava una montagna enorme, non più da scalare stavolta.
Un abbraccio. I nostri corpi uniti, come non ricordavo. Ero tornata a “casa”, e stavo rivivendo l’attimo perfetto di fusione che lega una mamma alla sua creatura, quando una è il corpo dell’altra, quando l’una respira la stessa aria dell’altra e quando entrambe si nutrono dello stesso Amore che fa esistere e muovere l’Universo intero.
“Sì, Mamma!”